Un viaggio nell’estetica dello stile scandinavo, dove influenze giapponesi, vintage d’autore e materiali naturali disegnano la casa vacanza di Rebekka Bay, art director del marchio cult Marimekko
Armi Ratia, designer di tessuti e fondatrice del leggendario marchio Marimekko nel 1951, la pensava così: “Il mio approccio è come quello di un architetto. Lui costruisce case perché le persone possano viverci. Io creo abiti perché le donne possano viverci”. Una filosofia che anticipava i tempi e che dalla Finlandia sapeva già parlare al mondo intero. Un senso dello stile che si basava sulla semplicità assoluta delle linee, che vedeva la modernità come liberazione dal decorativismo, dal surplus, dall’accumulo e che puntava dritto come una freccia verso il futuro: questo è l’universo estetico e stilistico in cui è nato Marimekko.
Un credo modernista e asciutto che oggi è nelle mani di Rebekka Bay, art director del brand, una creativa tout-court che ha infuso lo stesso stile minimalista nella sua casa vacanza immersa nel Parco Nazionale Mols Bjerge in Danimarca, proprio a ridosso del mare. Un territorio verdeggiante nel quale ha trovato un rifugio – con vetrate aperte sull’oceano – che ben rappresenta la sua visione e il suo savoir vivre. L’edificio è stato costruito nel 1972 e presenta molte somiglianze con le case progettate nello stesso periodo da Friis & Moltke, studio di architettura danese noto per il linguaggio pulito e funzionale. Caratterizzata da uno stile asciutto e decisamente minimalista, si potrebbe dire che la casa sia ascetica, ma in realtà ha una forte anima modernista e la sua essenza si basa su pochi materiali come legno, mattoni e pareti in gesso.
Con una composizione geometrica che si erge come un’opera d’arte contemporanea in mezzo alla natura. Il volume principale – integrato da una dependance e da una grande terrazza in legno – ha una superficie di centoventi metri quadrati e una pianta libera che a sud si apre verso la spiaggia e le scogliere della baia di Begtrup. Un progetto che si colloca perfettamente nella tradizione dell’architettura contemporanea danese, con spazi aperti, mobili per lo più integrati – come il letto e il divano lungo più di dieci metri – e ampie finestre che sfumano i confini tra interno ed esterno.
Per la grande cucina, che occupa un quinto della casa, Rebekka ha scelto un modello con piano in linoleum rosso. “L’intento era quello di installare una cucina che non sembrasse troppo nuova. Sono una grande fan di Alvar Aalto e mi è piaciuto il modo in cui questa cucina richiama il mix di legno e linoleum che si può vedere anche nel tavolo da pranzo, nelle sedie e negli sgabelli vintage di Alvar Aalto. E il rosso è sia un bel riferimento alla cucina originale, che era molto colorata, sia al mio amore per Prouvé e Charlotte Perriand”.
In generale è evidente che gli interni sposano con decisione uno stile minimal soft, essenziale ma caldo. “Preferisco che la forma segua la funzione e amo la filosofia less is more. La mia casa è funzionale, arredata con un design che credo possa durare nel tempo e con mobili e oggetti che diventano più belli con l’uso. Una tela pulita e calma, sulla quale posso sviluppare nuove idee e pensieri. Uno spazio facile da abitare, con meno confusione, meno oggetti, meno mobili, ma di migliore qualità. Sposo la filosofia dei designer modernisti danesi, quelli che negli Anni 40 – in seguito alla scarsità dei materiali e grazie allo sviluppo di nuove tecniche – diedero il via a una straordinaria produzione di arredi molto semplici in compensato curvato. Mi piace questo stile, questa sintesi di praticità e qualità”.
Questo articolo è estratto da The Book 28. Sfoglia il magazine